Nella buia stanza
quand’ il crepuscolo di sera
diviene l’ultima luce
dallo stipo
un brillar favella nella notte
piano
fino a svelare quella quiete intorno
Aprirò
quello scrigno latro di sogni
giacché, fra l’abiti
un ciel di lucciole s’é schiuso
Distendi i pugni, oh, padre
e sopisci quella speme
bramata, tant' ormai disillusa
poiché non v'è certezza
dal cuor
il lato nel cader d'una lacrima
ma quel cader
per quanto lontana ai tuoi occhi possa
non è che
un incompreso volo
Ed ora, fra felci
e l'odore de l’ortica macerata
posa la selice
che dalla falce il filo
nel tempo che fu
quella mano eradicò i pendenti desii
come raggi impertinenti
di quel sole che per vivere
volgea in altri cieli
“Non scorgi in cielo
quante lucciole vi son questa sera”
Stipo: la patta di una serratura, il foro nel quale infilare la chiave
Latro: ladro
Selice: selce, pietra per affilare il filo tagliente della falce
Eradicare: sradicare
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