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Immagine del redattoreRoberto Ernesto Pacis

Dalla pietra al cuscino



Oggi ho bevuto il caffè al mattino, imbevuto di latte mentre un bastoncino di cannella, che somigliava ad una scaglia arrotolata di cioccolato, di poco affiorava baciando l'aria; lievemente fumante, la tazza poggiava sul tavolo bricioloso dalla sera. Io, abbandonato sulla sedia che è solita sostenere il peso del risveglio, ho tolto quel profumo dal tavolo illuminandolo e sono scivolato, come foglia promessa al terreno, sulla vecchia dondolo di vimini crepitanti che nell'angolo, accanto alla finestra, al sole riposa.

Come fossi estraneo ad essa, sentivo la stanza bisbigliare. Il sofà, le chincaglierie nella vetrina, i quadri perennemente polverosi ed il camino spento senza più braci, mugugnavano sconcerto sul perché avessi voluto rompere loro una certezza.

La luce è luce ma, vista da quaggiù con il capo poggiato all'alto schienale, donava nuove ombre che animavano, di una prospettiva insolita, quel brusio inanimato.

Quest'innato desiderio, cambiare se non per necessità, per curiosità o vezzo, è quel che ha portato l'uomo dalla pietra al cuscino.

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