Di Roberto Ernesto Pacis, 18 febbraio 2024
Regole Semplici
per scrivere un Haiku
a prova di matematici!
Haiku: Piccoli Poeti Nascosti Tra Le Parole
L'Haiku è una forma di poesia giapponese che si distingue per la sua semplicità e brevità. Composto da tre versi, per un totale di 17 sillabe secondo lo schema 5-7-5, l'Haiku cattura un'istantanea del presente, “qui e ora”, evoca immagini in contesti stagionali o che riconducono a una stagionalità.
Le origini: l’Haiku
Nato in Giappone nel XVII secolo, con il termine hokku, 発句 "strofa d'esordio", l'Haiku si è evoluto da una forma poetica più lunga chiamata "haikai". Matsuo Bashō, Kobayashi Issa, Yosa Buson e Masaoka ShikiSi sono i principali maestri della scrittura dell’Haiku, maggiori interpreti di questa forma poetica meditativa e contemplativa. Fu il maestro Masaoka ShikiSi a coniare il nome Haiku.
ELEMENTI DI UN HAIKU
Oltre alla struttura sillabica (5-7-5 o 5-12), che affronteremo più dettagliatamente, ci sono alcune altre regole da seguire per scrivere un Haiku:
KIREJI
Kireji: (切れ字), letteralmente "parola che taglia", è un elemento fondamentale dell'haiku. Si tratta di una parola speciale che funge da "taglio" o cesura “-”, che divide il poema in due parti e crea un contrasto o una tensione tra di esse.
Funzione del Kireji:
Crea un punto di rottura: Il Kireji interrompe il flusso del poema, creando un momento di pausa e riflessione per il lettore.
Genera contrasto: Il Kireji può creare un contrasto tra le due parti del poema, accostando immagini o idee diverse.
Aggiunge profondità: Il Kireji può aggiungere profondità e complessità al poema, suggerendo nuove interpretazioni e significati.
Stimola l'immaginazione: Il Kireji lascia spazio all'immaginazione del lettore, invitandolo a colmare le lacune del poema.
Consiglio:
Presta attenzione ai Kireji quando leggi haiku di altri poeti. Prova a comprendere come il Kireji viene utilizzato per creare contrasto, aggiungere profondità e stimolare l'immaginazione. Sperimenta l’effetto del taglio, la sensazione di rottura che un Kireji può donare.
KIGO
Kigo, la Stagione Nascosta Nell'Haiku: Il kigo è una parola o una frase che indica la stagionalità in un Haiku. Si tratta di un elemento fondamentale, essenziale in questa forma poetica, che serve a situare il poema in un tempo preciso e a creare un senso di luogo. “Qui e Ora”
Il kigo non è solo un riferimento stagionale, ma ha anche un ruolo più profondo. Può evocare emozioni, creare contrasti e aggiungere profondità al poema. Inoltre, il kigo aiuta il lettore a connettersi con il mondo naturale e a percepire il ciclo delle stagioni.
Tipi di kigo:
Kigo diretti: parole che indicano esplicitamente la stagione, come "primavera", "estate", "autunno" e "inverno".
Kigo indiretti: parole che evocano una stagione in modo più sottile, come "fiori di ciliegio" per la primavera o "neve" per l'inverno.
Come scegliere un kigo: Quando scrivi un Haiku, è importante scegliere un kigo che sia appropriato per il soggetto del poema e che aggiunga profondità e significato. Ecco alcuni consigli:
Pensa alle tue esperienze personali e alle tue emozioni legate alle diverse stagioni.
Osserva il mondo intorno a te e cerca dei dettagli che evocano una stagione specifica.
Consulta un saijiki, un dizionario di kigo, per trovare la parola giusta per il tuo Haiku.
SILLABAZIONE
L’Haiku nasce in Giappone. Nella scrittura giapponese composta da kanji (logogrammi), l’Haiku viene conteggiato con 17 more (onji). In fonologia, una mora (dal latino mŏra, 'ritardo, indugio'; plurale mŏrae) è un'unità di suono che determina la quantità numerica di una sillaba. È intuibile che il conteggio delle sillabe in italiano, usando la metrica, sia differente dal conteggio moraico giapponese. Applicare la metrica, sarebbe snaturare e complicare inutilmente un esercizio di composizione, distanziandolo eccessivamente dall’originale giapponese.
Come contare le sillabe in un Haiku?
Per avvicinarci maggiormente alla scrittura dei maestri giapponesi, dobbiamo cercare di contare i suoni delle parole che leggiamo. Applicare il conteggio ortografico (sillabazione normale) ci consente di avere una struttura identica o quasi a Matsuo Bashō o Kobayashi Issa. La sinalefe, legatura fonica tra vocali di diverse parole. è consentita per la sua natura fonica e non matematica come altre regole della metrica latina.
Dimenticate le parole Sdrucciole, tronche.
Dimenticate le dialefe, sineresi, dieresi, episinalefe (sinalefe che unisce due vocali su diversi versi - cambiate la struttura da 5-7-5 a 5-12).
Dimenticate tutte quelle forme di conteggio matematico che non riguardano la fonetica di una parola.
Stiamo scrivendo una poesia giapponese nella nostra lingua, l’italiano. Rispettiamo la natura dell’Haiku, usando la sillabazione ortografica (distanziamento fonetico) come negli Haiku giapponesi.
Esempio:
Scriviamo insieme un Haiku e contiamo le sillabe seguendo il conteggio ortografico e fonetico. Nell’esempio che andremo a suddividere, troveremo due legature (sinalefe) e una parola sdrucciola (papaveri) che non andremo a considerare. Immaginate se avessimo dovuto conteggiare la parola sdrucciola (togliendo quindi nel conteggio una sillaba), come sarebbe cambiato il nostro Haiku. Avremmo dovuto alterarlo, modificarlo, avremmo perso la bellezza del “Qui e Ora” racchiuso in questo Haiku.
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nu - vo - le a - ter - ra–
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al - tra - mon - to - la - quer cia
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tra i - pa - pa - ve - ri
di Roberto Ernesto Pacis
"Stiamo scrivendo emozioni ed è l’unica cosa che dovrete ricordare."
BUONA SCRITTURA, A PROVA DI MATEMATICI!
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