Ero lì sola.
Sconsolata come il suono di un violino.
Lui seduto di fronte a me
legge e gusta in piccoli sorsi
e profondi sospiri il suo caffé lungo.
Io l’osservo. Ascolto questo silenzio
acuto, rotto dal solo tintinnare
della tazza posata sul piattino, e poi
quando lui s’alza ed esce,
semplice nel suo gesto quotidiano
senza un cenno, un sorriso,
tenendo stretto a se il giornale arrotolato,
io lo seguo con lo sguardo.
La porta si chiude
e sento i suoi passi allontanarsi,
piano il mio cuore raggela;
ritorna freddo il silenzio.
Una lacrima scende e s’arena sulla guancia.
Poi, infine; il silenzio.

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