Senza meta, senza ordine come foglie
cadute, sparse per i lunghi viali,
le sfioravo volgendo lo sguardo; così
camminavo senza giudizio.
Il capo chino a non volere distrazioni,
il cappello a coprir intera la fronte
e il soprabito col collo alzato a riparo dal vento,
ho lasciato sfumare i passi dietro me,
senza resistenza alcuna; con le mani in tasca.
Giocherellavo con una monetina in tasca, l’ultima.
Fra le dita solevo farla correre fra l’uno e l’altro,
quando non la trovai più. L’avevo perduta!
Alzai lo sguardo confuso, disperato,
il fiato era rapido e nuvole s’affrettavano ad uscire
inumidendo le mie labbra divise da una bocca sgomenta;
perso nel buio di una certezza svanita.
Non mi riconobbi.
La strada silenziosa e cenerina non era solita
nelle mie uscite. Poi, la vidi.
Lo sguardo mio incrociò il suo;
non volevo. No, desideravo rimanere solo,
non imbattermi in lei, bella e maliziosa.
I capelli rossicci le coronavano le spalle fiere
ed il viso annebbiato dal freddo era pallido,
un delicato il rossetto e tenue era il segno
ad ornare occhi neri, profondi
sfuggenti come acqua fluente. Un velo
a non coprire, celare la propria fragilità discreta.
Sentivo il passo suo, agile, fronte a me
ed il cuore accelerò. Divennero pressanti nel petto
i battiti ed il fiato, ora, mi venne meno.
Poi, in tasca, un lieve tocco; la moneta! Ritrovai la moneta.
Abbassai lo sguardo, mi richiusi
nel collo rialzato del cappotto e passai oltre.
Sentivo ancora quello sguardo sulle mie spalle
e come un brivido di freddo me ne scrollai il peso.
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